ali_the_best

Addio Amici Miei…

In questi giorni sono  triste…
perchè si avvicinano gli esami e perchè quest’anno tutti noi ce ne andremo dalla scuola, e ci divideremo…
lo so che volendo ci possiamo anche incontrare ma non sarà mai + come ora…
Uffy mi mancherà tutto e tutti…
Mammamia come faccio senza di voi???
Voi siete i miei angeli !!! A voi che mi siete stati
sempre accanto,a voi anche malgrado qualche divergenza
l’avete sorvolata,a voi che sapevate sempre come farmi
ridere e a voi che mi avete regalato ogni giorno grandi
emozioni non posso altro che dire…
“GRAZIE DI ESISTERE”
Voglio che sappiate che nn mi pento di avervi conosciuto, NONOSTANTE PAREKKI LITIGI…
e che se potessi vorrei tornare indietro nel tempo
per rivivere tutti quei magici momenti in vostra compagnia…
se si potesse tornare indietro,ma so che questo non è possibile….
Voi ormai siete diventati  parte della mia vita e
ricordatevi che non vi dimenticherò mai…
resterete sempre nel mio cuore!!
AMICI MIEI VI VOGLIO UN BENE DELL’ANIMA!
è strano come i momenti piu belli lascino nel cuore la voglia di piangere!
E ricordate che non importa quanto sia durato, importa se ne sarà valsa la pena di averlo vissuto!
E vi lascio cosi,con le lacrime agli occhi!
Ciao A Tutti Amici Miei!

=Aly_the_best=

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Soltanto -1!

Ragazzi Nn può finire tutto!Non può finire tutto cosiii!Ma ci pensate? mi sembra ieri ke era il primo giorno di scuola..e invece ora è già l’ultimo di tre anni! che tristezza! Mamma Mia! All’ inizio dell’anno non vedevo l’ora di andarmene e invece ora non voglio lasciare più questa scuola!Non Voglio Lasciare i miei Amiciiiiii!!! Perchè tutte le cose più belle devono finire?

Addio Ragazziiii! Vi Voglio Bene!

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Ernesto Teodoro Moneta

tra i nobel italiani per la pace  ve ne è solo uno italiano: ernesto teodoro moneta.

 Ha appena festeggiato il centenario del Nobel per la Pace all’unico italiano: Moneta il garibaldino, Moneta il giornalista, Moneta il “filantropo” – per usare uno scialbo e pietistico termine che in nulla definisce il peso e il pondo di un’esistenza contrassegnata dall’impegno e dalla condivisione appassionata, totale, ferma e decisa. Un’esistenza di consapevolezza, in cui la pace non si poteva che coniugare con la giustizia, pena restare un sogno romantico per pie nobildonne. Moneta è tutto questo e anche di più. Come tutti i personaggi unici, sfugge a categorie preconfezionate. L’hanno chiamato il padre del pacifismo italiano. Stimato anche da Tolstoj, e fra i primi a rendersi conto che per evitare i conflitti occorreva un arbitrato internazionale, vincolante per i governi che la sottoscrivevano. Il crispino che si opponeva con forza alla guerra d’Etiopia, e al colonialismo in genere, difendendo il diritto dei popoli all’auto-determinazione in un periodo in cui trionfavano – oggi come allora – le logiche dello scontro di civiltà, i deliri di supremazia culturale e razziale, la futuristica aspirazione al sangue come “sola igiene del mondo”. Ottocento anch’esso. Un Ottocento strappato all’oleografia dei vecchi cappelli, dei favoriti e dei crumiri, di quell’eleganza impolverata e goffa, di quella boria sabauda, degli sguardi impettiti di fumosi dagherrotipi. I baffi di Moneta. Lunghi, bianchi, mai giovani. Ma niente di polveroso, nessuna delle care cose di pessimo gusto dietro lo sguardo scintillante e profondo, strappato alla retorica e incarnato nel suo eroe Garibaldi finalmente compreso e umano. Moneta che, in anticipo sui nostri ambientalisti d’accatto, organizzava biciclettate nei parchi. E sempre per lei, per la pace. Moneta che voleva raggiungere tutti col suo pugnace e leggero cavallo d’acciaio.

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E se non puoi la vita che desideri

E se non puoi la vita che desideri

cerca almeno questo

per quant sta in te: non sciuparla

nel troppo commercio con la gente

con troppe parole in un viavai

                                                       frenetico.

 

Non sciuparla portandola in giro

in balìa del quotidiano

gioco balordo degli incontri

e degli inviti,

fino a farene una stucchevole estranea.

Konstantinos Kavafis

 

NiNa      e       ali_the_best

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Riflessioni sul film: Io non ho paura!

Questo film diciamo ch’è il film piu’ significativo è un invito alla vera amicizia a schierarsi dalla parte dell’amico anche a costo di morire.
e tanta voglia di vivere e non arrendersi anche nelle condizioni peggiori…
Un invito a non imitare sempre le persone ma fare cio’ che si ritiene giusto e non mettendo la vita di altri in gioco un invito che ci spiega che non esistono solo i soldi e se li si vogliono non è necessario fare cattive azioni …Ti insegna a donare la vita per gli altri. Ti insegna che non ci sono differenze tra nessuno perchè siamo tutti uguali.

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Film: Io non ho paura

Dal romanzo di Niccolò Ammaniti. Michele, dieci anni, vive in un paesino, anzi, proprio quattro case, della Basilicata. Con la sorella più piccola e altri amici scorrazza in bicicletta nelle stradine in mezzo al grano. A casa c’è la mamma e il papà fa il camionista, ed è uomo “tutto core”. Incuriosito da una porta di lamiera vicino a una casa diroccata, Michele la apre e vede un buco, e in fondo un piede che esce da una coperta. Dopo lo spavento iniziale torna sul luogo e scopre che quel piede appartiene a un bambino come lui, biondo e delicato, quasi cieco per il buio, ridotto a una larva. Non riesce a immaginare un rapimento. Nelle successive visite gli porta da mangiare, gli parla, gli ridà una speranza. La televisione racconta di questo Filippo rapito a Milano. Così Michele capisce. Arriva a casa tale Sergio (Abatantuono), il “milanese” che tira le fila. Tutta la famiglia è implicata. Ma il cerchio si stringe, gli elicotteri girano. Il panico sopraggiunge. Occorre sopprimere l’ostaggio. Michele corre per salvarlo. Riesce a spingerlo fra i campi, sopraggiunge il padre “tutto core” che non esita a sparare al bambino, che però è Michele. Gli elicotteri dei carabinieri illuminano il milanese con le braccia alzate, il padre col figlio in braccio e il piccolo Filippo che si è salvato.
Dopo un’apnea di molti anni, dopo aver davvero smarrito la strada maestra (complice un Oscar sproporzionato che gli aveva fatto perdere le misure) con una serie di film superflui e senza destino, ecco che Salvatores torna a “raccontare” e lo fa davvero bene. Le lunghe scene di preparazione e connessione al fatto centrale, suggestive e soleggiate, non debordano. Il grano e il cielo, gli animali e le colline, tutto concorre alla storia. E’ un meridione che non è quasi Italia, ma è mondo. Per salvare il suo amico, Michele corre nella notte, mormora a se stesso una favola e un sortilegio, intorno la civetta cattura un topo, un piccolo serpente assiste dal suo sasso. Cinema finalmente. Ed è importante per noi, da anni così disperatamente poveri e grigi, e allineati.

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