Tecnologia

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Ciao a tutti…sapete…ho trovate dei siti dove si parla dei Robot e della scuola…..ora ve ne consiglio uno o due…e andateli a vedere…ciao a tutti…

Progetto “Robot a scuola”

 

Al via il progetto “Robot a scuola”. Il progetto è promosso dalla Scuola di Robotica di Genova (http://www.scuoladirobotica.it/) in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il progetto è finalizzato a introdurre la robotica come scienza, conoscenza e pratica didattica nella scuola ed è rivolto per quest’anno scolastico ad un network di 32 scuole sparse su tutto il territorio nazionale.

Secondo importanti esperienze educative, l’impiego dei robot nella didattica, offre, se paragonato ad altri strumenti didattici, molti interessanti vantaggi derivanti dalle caratteristiche del mezzo:

  • i robot sono oggetti reali tridimensionali che si muovono nello spazio e nel tempo e che possono emulare il comportamento umano/animale;

  • i giovani apprendono più rapidamente e facilmente se hanno a che fare con oggetti concreti che soltanto operando su formule ed astrazioni, come sarebbe se i ragazzi si impegnassero semplicemente a programmare un computer;

  • la motivazione di far agire effettivamente una macchina intelligente e farla funzionare è molto potente.

 

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Robotica e medicina
Arriva il robot umanoide che serve a curarci
23/02/2006 E’ in arrivo il primo robot al mondo che cammina come un essere umano. E’ l’obiettivo che si propone “RoboCasa Italy”, il laboratorio che sta per essere inaugurato e le cui attività sono state fin qui animate dalla consapevolezza del vantaggio reciproco derivante dalla collaborazione tra Italia e Giappone in settori tecnologici avanzati . Oggi è universalmente riconosciuta l’importanza scientifica e tecnologica della robotica “antropomorfa”, la cosiddetta robotica umanoide, che ha connotati profondamente nuovi perché invita a studiare l’uomo e le interazioni dell’uomo con la macchina in modo diverso dal passato. I robot insomma servono a curarci. Infatti i pronipoti degli “snake robot”, utilizzati dopo l’attentato alle “Torri Gemelle” per individuare i sopravvissuti, saranno utilizzati in cardiologia interventista, in gastroenterologia e in pneumologia, allargando così il raggio d’azione della robotica applicata alla medicina. L’annuncio è stato dato oggi, il 20 febbraio in anteprima mondiale, durante uno degli interventi in programma alla giornata d’apertura di “BioRob 2006, la prima edizione assoluta della Conferenza internazionale di Robotica Biomedica e di Biomeccatronica, sponsorizzata dall’IEEE, Institute ef Eletrical and Electronics Engineers, e ospitata al Palazzo dei Congressi di Pisa.

Pisa è stata scelta per la sede del convegno da due prestigiose società dell’IEEE, la Robotica and AutomationSociety e l’Engineering and Biology Society, per la qualità delle ricerche in settori attinenti alla biorobotica e per il ruolo pionieristico a livello internazionale di alcuni gruppi di ricerca, in primo luogo quello della Scuola Superiore Sant’Anna, guidato dal professor Paolo Dario, “general chair” di “BioRob 2006” e, quindi, suo “Deus ex machina”, uno degli scienziati più autorevoli a livello mondiale nel settore della robotica.

“BioRob 2006”, conclusosi il 22 febbraio 2006, ha affrontato tutte le fondamentali sfide teoriche e pratiche poste da tematiche quali l’applicazione della robotica e della meccatronica in medicina e in biologia. La “biorobotica” è un settore scientifico e tecnologico emergente, che allarga l’ambito culturale della robotica verso numerosi settori dell’ingegneria e verso le scienze di base e applicate, come medicina, neuroscienze, bio e nanotecnologie, ma anche verso discipline umanistiche, quali la filosofia, la psicologia e l’etica. L’obiettivo della “biorobotica” è analizzare gli organismi viventi da un punto di vista “biomeccatronico”, per comprendere i meccanismi scientifici e ingegneristici alla base delle loro capacità e per realizzare nuovi dispositivi e macchine concepiti per affrontare problematiche di carattere biomedico. Lunedì 20 febbraio, si sono tenute le lezioni magistrali dei professori Alain Berthoz e di Atsuo Takanishi, mentre il professor Marco Zenati, scienziato italiano che lavora al Dipartimento di Chirurgia dell’Università di Pittsburgh, ha presentato in anteprima mondiale, insieme ad altri colleghi, gli “snake robot” dell’ultima generazione che – ha annunciato – “apriranno la strada per offrire tecniche chirurgiche di manipolazione avanzata” e, soprattutto, per “ampliare la base di utilizzo” delle applicazioni robotiche in medicina, finora riservate ai chirurghi. In un futuro prossimo, ha spiegato il professor Marco Zenati, “la chirurgia robotica non sarà più dominio dei chirurghi, ma sarà utilizzata anche da cardiologi interventisti, gastroenterologi e pneumologi per applicazioni sempre più efficaci e sempre meno invasive.

Tra gli eventi correlati a “BioRob 2006”, oltre a brevi simposi sull’etica della robotica e sull’ingegneria del neurosviluppo, si tengono gare di robotica tra gli allievi di alcune scuole medie superiori, nelle quali sono intervenuti docenti e ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna per avvicinare i ragazzi a questa disciplina. E’ in programma anche una rassegna cinematografica presso il cineclub “Arsenale”.

 

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Il cacciatore di androidi

Trama

Il protagonista è Rick Deckard, un cacciatore di androidi costretto a "ritirare" alcuni non-umani fuggiti da una colonia marziana, una sorta di cacciatore di taglie del 2000, spinto dal miraggio di acquistare un vero animale per sostituire la pecora elettrica in suo possesso (gli animali vivi, uccisi dall’inquinamento, sono diventati una rarità e dunque uno status symbol). Deckard verrà sedotto da Rachel, una replicante che susciterà in lui il dubbio di quale sia il confine tra ciò che è organico e ciò che non lo è, ma soprattutto sul senso dell’umano: se è umano chi si prende cura degli altri e li protegge, fino a che punto è umano chi deve uccidere per professione?

La trasposizione cinematografica

Il libro ha goduto di un’immensa popolarità a seguito del successo della pellicola che ne è stata tratta, Blade Runner di Ridley Scott, considerato uno dei capolavori del cinema di fantascienza. Le due storie hanno però notevoli differenze. Deckard è un duro detective stile Marlowe o Sam Spade nel film, mentre nel romanzo è un padre di famiglia che deve portare a casa lo stipendio, un personaggio molto più grigio. Inoltre film e romanzo si differenziano per carattere problematico del film rispetto alla natura degli androidi: laddove nella pellicola si è portati quasi a solidarizzare nei confronti degli esseri artificiali, nel libro essi appaiono freddi, calcolatori e del tutto privi di qualsiasi sentimento. Rachel, in particolare, che nel film è una figura fortemente romantica, nel romanzo originale è invece un personaggio quantomeno ambivalente o negativo (come del resto quasi tutte le coprotagoniste femminili in Dick) con cui il protagonista Deckard, sposato, ha solo una squallida storia.

Nel film sono continui i riferimenti al genere hard-boiled californiano di Raymond Chandler: oltre a Deckard versione fantascientifica di Marlowe, c’è Rachel come dark lady, Tyrrell nelle vesti del potente patriarca che assegna la missione al detective, la polizia corrotta, l’underworld di gente dedita a traffici di ogni sorta (la forte presenza di asiatici va letta probabilmente come un omaggio a un altro classico dell’hard-boiled cinematografico Chinatown di Roman Polanski).

Lo scrittore morì poco prima dell’uscita del film, e poté vedere soltanto una proiezione privata composta da alcuni spezzoni di lavorazione. Inizialmente molto scettico sull’intera operazione, dato che la sua opera veniva di fatto stravolta, fu in seguito uno dei maggiori sostenitori del film, che non a caso è dedicato alla sua memoria

Uomo e androide

Il tema più significativo del romanzo è la difficolta di discernere tra essere umano e androide, ma non nel senso che potrebbe suggerire una lettura superficiale. Difatti nel romanzo gli androidi sono macchine disumane, macchine senzienti, ma senza l’empatia che li qualificherebbe come uomini, per questo, nonostante la loro intelligenza sia superiore a quella di molti fra uomini, possono soltanto simulare la natura umana. Sono invece gli esseri umani che perdono l’umanità fino ad assomigliare agli androidi; sono infatti gli uomini che tengono pecore (anche) elettriche, e sono sempre gli uomini che, grazie ad una speciale macchina, possono decidere quali sentimento provare, divenendo in effetti "macchine" a loro volta.

Inoltre Deckard, come gli altri cacciatori di androidi, deve essere pronto a uccidere gli androidi, ma per far questo deve essere pronto a sopprimere i propri sentimenti di simpatia (o empatia, per usare un termine caro a Dick) per creature che sembrano umane. Uccidere snatura l’umanità del protagonista, e non ha importanza il sapere di star uccidendo creature non-umane.

Il punto emblematico di questo aspetto è nel momento del romanzo in cui il protagonista incontra un androide, il quale riesce ad essere considerato umano perché afferma di essere vissuto sempre in un ambiente inumano, asettico; solo un’ultima domanda svela la vera natura del soggetto, non perché la risposta sia sbagliata, ma perché la reazione è troppo lenta. L’umanità è in un battito di ciglia.

È questo, secondo alcuni, l’aspetto più terribile del romanzo: non sono gli androidi ad assomigliare agli uomini, ma gli uomini ad assomigliare agli androidi

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Miki

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RITORNO SU MARTE, 2 ROBOT IN CERCA DELLA VITA
L’arrivo della missione Usa dopo quella europea
La sonda americana Spirit scenderà domenica per trovare tracce d’acqua, poi toccherà alla gemella

È arrivato il momento di cercare seriamente l’acqua per capire se su Marte la vita si è accesa in passato o esiste anche oggi. Questo è il difficile compito che aspetta i nostri robot Spirit e Opportunity in volo verso il Pianeta Rosso. E Spirit è pronto a sbarcare». Ed Weiler, direttore dei programmi scientifici alla Nasa ha uno sguardo serio spiegando la doppia spedizione delle sue macchine cosmiche. Ha ancora nella mente il silenzio del dicembre 1999 quando aspettava il segnale mai arrivato dalla sonda Mars Polar Lander precipitata al suolo per il guasto di un sensore. E ora la Nasa vuol dimostrare che le cose sono cambiate. Lo vedremo questa sera, alle 20.35 della California (in Italia saranno le 5.35 di domattina), quando Spirit appoggerà le sue ruote nel fondo piatto del Gusev Crater largo 150 chilometri e scavato dalla caduta di una cometa o di un asteroide tre miliardi di anni fa, poco a sud dell’Equatore marziano. Così al Jet Propulsion Laboratory blindato da misure di sicurezza eccezionali (anche il giornalista deve depositare le sue impronte digitali) si affronta una delle sfide più complicate dell’esplorazione interplanetaria.

Atmosfera di tensione
Si respira, dunque, un’atmosfera di tensione e di attesa, senza prematuri trionfalismi come qualche volta in passato era accaduto. E Pete Theisinger, direttore della spedizione dei due robot illustra con dettagli minuziosi la corsa a ostacoli che Spirit e Opportunity (la seconda scenderà su Marte il 24 gennaio prossimo) devono vincere per sbarcare indenni. In 15 minuti la sonda giocherà il suo successo gestendo autonomamente il tuffo nell’atmosfera con un giusto angolo, il distacco dello scudo termico, l’apertura del paracadute e degli airbags, l’accensione dei razzi per contrastare il vento troppo forte. Solo se tutto funzionerà alla perfezione gli scienziati potranno incominciare il loro lavoro.
« Abbiamo scelto i due luoghi migliori per indagare la presenza dell’acqua nelle lontane epoche marziane – dice Steve Sqyres della Cornell University e scienziato capo della spedizione -. Li abbiamo preferiti fra 155 zone identificate con le sonde Mars Global Surveyor e Mars Odissey da anni in orbita al vicino pianeta. Ciò che troveremo dipende però da Spirit e Opportunity, i primi robot-geologi dotati di strumenti adeguati per effettuare indagini tanto complesse».

La missione del 1976
Nel 1976 la Nasa aveva spedito due sonde Viking capaci di analizzare il terriccio marziano e scoprire se contenesse microrganismi. Fu una delusione e nonostante alcuni scienziati ancora oggi sostengano che alcuni dati raccolti non fossero così negativi, il fallimento servì per organizzare diversamente le ricerche, cominciando appunto dalla ricerca dell’acqua. Le due aree degli sbarchi pur essendo diverse nelle caratteristiche geologiche hanno un elemento in comune, dovrebbero nascondere infatti le tracce lasciate dall’antica presenza del prezioso liquido. Nel Gusev Crater ritenuto un lago dissecato gli strumenti possono studiare antichi sedimenti. Nella Terra Meridiani, una grande pianura dove atterrerà invece Opportunity anch’essa nella zona equatoriale, sarebbero presenti i detriti portati dallo scorrere del liquido proveniente dalle montagne più a Sud. Proprio qui le sonde in orbita hanno dimostrato l’esistenza di un minerale (una forma di ematite) la quale sulla Terra si forma molto spesso in associazione con l’acqua. «Anche se non ci aspettiamo di trovare tracce di vita – ricorda Joy Crisp, scienziata della spedizione – è evidente che esploriamo il primo passo indispensabile per arrivarci. In questo momento lo scopo principale è scoprire gli elementi capaci di accertare lo scorrere del liquido quando Marte era un pianeta vivo con vulcani in eruzione e una intensa atmosfera».

La parola ai robot
Ora la parola spetta ai due robot-geologi ben diversi dal piccolo Pathfinder Sojourner sbarcato nel luglio 1997. «Sojourner era una specie di giocattolo – dice Dan McClees, scienziato responsabile di tutte le spedizioni marziane al Jet Propulsion Laboratory – i suoi successori sono due veri laboratori scientifici». Ma nelle stanze di Pasadena aleggia anche lo spettro del mancato atterraggio su Marte il giorno di Natale della capsula britannica Beagle-2 . «Stiamo partecipando alle ricerche della capsula con la nostra sonda marziana Odissey – precisa McClees – e proprio oggi c’è una ricognizione importante. Ci sono ancora delle possibilità di trovarla».

Certo la notizia non è freschissima ma lo trovata molto interessante e voi?

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Torino 2006

Per chi ama lo sport e i videogiochi ecco l’articolo che fa per voi:

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Torino 2006 sulle console

Le Olimpiadi in punta di joypad

 

Le Olimpiadi sono alle porte. Finalmente si terranno in Italia e dopo l’attesa durata anni, Torino è pronta ad accogliere la versione invernale dell’evento sportivo più importante del mondo. Per chi non potesse andare nel capoluogo piemontose o non si accontenti delle immagini televisive, ecco che ancora una volta arrivano in soccorso i videogiochi. Con Torino 2006, infatti, sarà possibile vivere in prima persona le emozioni delle gare, sfidando amici o computer nelle diverse discipline.Torino 2006 è una simulazione Arcade completamente in 3D degli sport invernali più popolari. Il gioco è destinato ai numerosi fan dei Giochi Olimpici ed anche ai giocatori occasionali interessati a sport invernali. Grazie a controlli semplici ed intuitivi, Torino 2006, elimina ogni barriera d’ingresso all’utente finale. Chiunque, infatti, dopo pochi minuti sarà in grado di padroneggiare il sistema di controllo, per un esperienza di gioco immediata e divertente. Il giocatore rimane al centro di ogni azione e tutto il mondo ruota intorno alle sue prestazioni: telecamere, commenti e incoraggiamenti del pubblico. L’ambiente di gioco è dettagliato e mostra dei panorami mozzafiato che ricalcano fedelmente quelli orginali. Il sistema multiplayer può gestire fino a quattro giocatori incrementando ancora di più il divertimento videoludico.Il videogioco di Torino 2006 è stato fatto provare anche ad alcuni degli atleti della spedizione azzurra. Tra gli altri, il più entusiasta è stato Fabio Carta, n.1 dello short track che si è divertito come un matto. Solo che la sua disciplina preferita non è stata lo short track, ma il salto in lungo. Hanno provato il gioco anche Simone Bertazzo (Bob) e Michela Ponza (Biathlon)."

TORINO 2006
Piattaforma: Playstation 2, Xbox
Genere: sportivo multievento
Prezzo: dai 49 euro in su

Io l’ho provato e chi garantisco che è fatto molto bene.

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Tutti contro il computer

di Massimo Mantellini 
Ci vuol poco a criticare l’uso dei PC nelle scuole o a demonizzare Internet, è sufficiente non tenere conto di cos’è un PC o come e chi usa Internet. Lo dimostrano anche autorevoli filosofi.

Roma – Tutti noi avremmo bisogno, almeno ogni tanto, di ricordare una cosa che riguarda la tecnologia. La tecnologia è come il martello: è uno strumento generalmente neutrale. Il suo utilizzo invece, esattamente come accade col martello, neutrale non lo è mai. Dico questo perché capita spesso e volentieri di leggere giudizi sullo strumento che invece andrebbero indirizzati al suo utilizzo. Qualcuno si è accorto, per fare un esempio che è cronaca di questi giorni, che l’elezione di Miss Belgio (non esattamente una questione centrale negli interessi generali del pianeta) è stata confezionata attraverso l’uso della tecnologia. Una piccola grande truffa mediata da 4 computer (se le accuse si riveleranno vere) che hanno inviato migliaia di voti telefonici per l’elezione della bionda Virginie Claes. Gli amanti della semplificazione vi diranno che se non ci fossero stati questi marchingegni moderni nessuno avrebbe potuto architettare una truffa del genere. Tutto ciò è vero e sbagliato contemporaneamente.
La tecnologia è neutra. Solo che per alcune persone questa idea, l’idea dell’esistenza stessa di una cosa che si chiama "computer" o di una cosa che si chiama "software", o di una cosa che si chiama "internet", è difficile da accettare senza caricarne gli utilizzi di un valore che riguarda lo strumento stesso. Per molti anni i giornali italiani hanno scritto che internet era pericolosa (ogni tanto lo scrivono ancora, ma molto meno spesso di un tempo) perché la usavano i terroristi per organizzare attentati, i pedofili per i loro turpi commerci, gli hacker per fregarci numero di carta di credito, connotati e mutande. Per una prevedibile proprietà transitiva della imbecillità Internet diventava pericolosa per tutti, anche per quelli che la usavano solo per tenere i contatti con gli altri soci della bocciofila paesana.

La tecnologia è neutra, ma solo per quelli che ne comprendono valori e limiti oppure per quanti hanno l’umiltà di lasciarla stare: essere interessati al mondo che cambia non è obbligatorio. Qualche giorno fa Umberto Galimberti, una voce autorevole nel panorama intellettuale italiano, ha dedicato la propria rubrica settimanale sull’inserto "D" di Repubblica per spiegare ai suoi lettori le ragioni per le quali i computer sono dannosi alla scuola. Galimberti, disinteressandosi per ragioni sue alla ampia discussione al riguardo che avvolge da anni gli educatori di tutto il mondo, ci informa che i PC nelle scuole non solo non servono ma sono dannosi. "Al costo di una ventina di computer si può attrezzare un magnifico laboratorio di fisica" – scrive il filosofo. "Fra dieci anni quando quei computer saranno da tempo nella spazzatura, i diapason potranno ancora insegnare la risonanza, un voltometro dimostrerà perfettamente la legge di Ohm e gli studenti potranno ancora utilizzare le attrezzature per capire il movimento angolare."

Ci sono molti modi di utilizzare un computer a scuola ma a Galimberti evidentemente non interessa approfondire, quanto affermare che lo strumento è "sbagliato" tout court. E così va a finire che la foga travolge tutto e tutti, nel breve spazio di un articoletto su un inserto per signore ci viene impartita una severa lezione: dagli inespressivi SMS alle illusioni di libertà della scuola informatizzata, dal processo di de-realizzazione a quello di de-socializzazione che i computer inducono se usati in età scolare. Le conseguenze di questo imbarbarimento tecnologico? Solitudine e depressione.

Ma la tecnologia è neutra e le persone che la utilizzano hanno un solo importante cambio di orizzonte da considerare rispetto a qualche decennio fa: quello del moltiplicarsi delle opzioni. Ritenere che questo balcone sulla vastità significhi per qualche ragione aumentare solo la nostra possibilità di fare scelte sbagliate è un piccolo peccato di presunzione che non onora la nostra considerazione del prossimo. Il fatto che su internet siano liberamente consultabili manuali per costruire missili balistici fatti in casa non fa di ciascuno di noi un novello Stranamore. E nemmeno la possibilità teorica di elevare una biondina slavata al trono di Miss Belgio o quella di taroccare via internet le prossime elezioni politiche italiane (che secondo il governo si dovrebbero in parte svolgere attraverso il voto elettronico) fanno della tecnologia una categoria contro la quale schierarsi come cent’anni fa ci si schierava contro le terrifiche prime locomotive.

Massimo Mantellini. Manteblog – Punto informatico, 9 gennaio 2006

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sabato, 29 ottobre 2005
 
Il robochirurgo
E’ alto 5 centimetri, è radiocontrollato ed è equipaggiato con strumenti biomedici.
In futuro "per curare molte patologie semplici basterà praticare piccolissime incisioni, lasciando che i robochirurghi entrino nei tessuti senza provocare ulteriori danni".
Punto Informatico – Robot microchirurghi per astronavi

posted by joy_lb | plink|23:40 | |commenti (2) | Finestra commenti (2) 
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