Robot e Fumetti

I robot esistono nella letteratura fantastica da lunghissimo tempo. Quello di costruire la vita (o una parvenza di vita) dalla materia inanimata è uno dei sogni primordiali dell’uomo.
In letteratura, il primo classico riferito alla creazione di un essere artificiale è da sempre considerato Frankenstein di Mary Shelley (1818), in quanto il dottore usa una strumentazione vagamente scientifica e, per muovere la sua creatura, utilizza l’energia elettrica, studiata solo da pochi anni da Volta.
DAI PRIMI FUMETTI AGLI ULTIMI.
Uno dei primi è certamente Astroboy, personaggio creato del giapponese Osamu Tezuka all’inizio degli anni 50. Creato dal padre scienziato su una base umana (il figlio morto in un incidente), il giovane robot Astroboy diventa in poco tempo il protettore di una Terra dove vigono le tre leggi della robotica di Isaac Asimov. Grazie alla trattazione di tutta una serie di temi scottanti come il razzismo e la clonazione, già in quest’opera, Tezuka dimostra di precorrere i tempi e le mode di circa 50 anni…
Passando al campo dei supereroi, il vecchio Superman ne ha incontrati a migliaia, e se ne è servito già molto tempo fa: negli anni 50, troviamo infatti già i primi super-robot creati da lui stesso, e in tutto e per tutto a lui simili. In effetti, sebbene mimassero tutti i poteri di Superman, erano abbastanza fragili e tendevano a farsi distruggere un po’ troppo facilmente, ma lo servivano egregiamente – almeno per difenderne l’identità segreta! Questi robot lo seguiranno per molti anni, per poi essere trovati troppo invadenti ed essere messi fuori combattimento con una scusa decisamente banale: il forte inquinamento dell’aria ne ha infatti danneggiato i delicati circuiti – ma non erano anche invulnerabili? Nella versione attuale, Superman non ha mai creato nessun robot-sosia. Anche Batman negli anni 50/60 si è fatto talvolta sostituire da un sosia robot – e anche Robin! -; e altri robot, di solito inviati dal cattivo di turno, scorrazzavano praticamente per tutte le testate già dagli anni 40, dando del filo da torcere ai vari eroi. Ma la DC Comics non ha mai fatto un uso dei robot così massiccio come invece ha fatto e fa tuttora la Marvel.
Fin dai primissimi numeri, i Fantastici Quattro si trovano a combattere non solo con robot, ma anche con gli incredibili androidi del Pensatore Pazzo, e praticamente tutta la loro storia è legata a doppio filo con questi esseri cibernetici. È oramai impossibile capire quando il Dottor Destino agisce in prima persona e quando è sostituito da uno degli innumerevoli robot forgiati a sua somiglianza.
Iron Man è, a tutti gli effetti, un cyborg: in origine, infatti, la sua armatura lo proteggeva dalla scheggia che stava per entrargli nel cuore, e lui era costretto a indossare perennemente la piastra pettorale. Più avanti, il suo alter ego Tony Stark ha tolto la scheggia ma, a causa di un incidente, si è dovuto poi fare impiantare un chip nella colonna vertebrale per poter camminare. Ultimamente, poi, la sua fusione con le macchine sembra essere ormai completa…
Spider-Man, pur non essendo un personaggio molto tecnologicizzato, si trova a dover fronteggiare la minaccia di un robot cattivo già da uno dei primi Amazing Spider-Man datati 1964. Gli esempi di personaggi robotici nell’universo Marvel si contano a decine: da Ultron il malvagio robot di adamantio, al cyborg Deathlok (o il suo quasi gemello Coldblood), poi Machine Man, Jocasta, la Torcia Umana originale (un personaggio che risale addirittura agli anni 40), la Visione, Testa di morte e tanti altri.
Nel cosmo DC non sono poi tanti: Cyborg (dei Teen Titans), Red Tornado (della vecchia Justice League), Matrix l’androide mutaforma che ha preso le sembianze e il ruolo di Supergirl, il vecchio Brainiac, Robotman della Doom Patrol e pochi altri.
La cosa più strana da notare è che, nonostante l’evoluzione dei robot nella fantascienza e nei fumetti sia stata contemporanea, in quelli di supereroi non sembrano essere mai arrivate le famigerate Tre Leggi della Robotica inventate dal compianto Isaac Asimov. Infatti, i robot fumettistici hanno quasi sempre la prerogativa di compiere stragi di innocenti o altre turpi azioni, almeno finché non interviene l’eroe di turno a fermarli. Ultimamente, nei fumetti, gli esseri artificiali, o semi-artificiali, tendono a essere sempre più delle macchine di morte e distruzione, e questo filone lo si può trovare in maniera preponderante nelle serie della Marvel UK come Death’s Head, e in quelle legate ai mutanti X. Per esempio, le oramai mitiche Sentinelle e il gruppo dei Ravagers su X-Men, nonché la miriade di personaggi con innesti meccanici vari che infestano le pagine degli Uomini X. Senza contare la proliferazione di individui in armatura robotizzata che, seguendo le orme di Tony Stark, sono cresciuti a dismisura.
Machine Man, inventato dal grande Jack Kirby, è un personaggio molto interessante per la sua piena consapevolezza di essere un meccanismo creato dall’uomo e la sua voglia di dimostrare che l’umanità va oltre l’essere fatti di carne. Questo personaggio molto profondo è stato però poco e male utilizzato, e solo con la miniserie Machine Man di Tom DeFalco & Barry Windsor-Smith abbiamo potuto avere un buon saggio delle sue potenzialità.
Un buon utilizzo dei robot viene fatto nella autoctona Nathan Never, dove ne troviamo di tutti i tipi: da quelli tradizionali agli androidi e ai cyborg. Qui vengono normalmente rispettate le Tre Leggi della Robotica, anche se gli autori hanno introdotto un modo per aggirarle, potendo così creare alcuni androidi di notevole personalità.
È certo che, parlando di robot, i Giapponesi non sono di sicuro secondi a nessuno, ma questa è un’altra storia, che prima o poi vi racconteremo in esteso…


é lunga ma almeno l’ho ridotta!!!!! by Petri.
Fonte: associazioni.monet.modena.it/glamazonia/articoli/robot.htm

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